La spada da lato è la Spada dominante nelle città d’Europa dal XV al XVII secolo. Il termine “da lato” è un termine molto generico e viene utilizzato semplicemente per distinguerla dalla spada “da cavallo”, dalla quale si differenzia fondamentalmente per il diverso bilanciamento dell’arma. Il termine sottolinea la caratteristica di essere portata al fianco, alla cintura, quindi in situazioni civili lontane dai campi di battaglia.
Naturalmente una spada con così lunga vita, difficilmente può essere inquadrata in una sola tipologia e in una sola dottrina d’uso. In linea del tutto teorica, vista la complessità di una evoluzione in cui partecipano numerosi fattori, da quelli pratici di combattimento (scudi e armature) a quelli sociali umani (convenzioni ed etichetta), possiamo suddividere l’evoluzione della spada da lato in 3 periodi temporali approssimativi:
Ognuno di questi periodi vede caratteristiche diverse delle spade in uso, ma soprattutto un sistema schermistico differenziato, in cui i Maestri d’arme e gli usi del periodo introducono innovazioni e intuizioni che inevitabilmente portano a progredire lentamente verso il periodo successivo. Ma andiamo con ordine.
La spada da lato è la diretta evoluzione della spada da fante dei secoli precedenti, ma sulla spada a una mano usata nel ‘400, spesso non ancora marcatamente distinta dalla spada a due mani, non disponiamo di descrizioni o trattati di riferimento. In base ai reperti museali e alle fonti iconografiche possiamo ipotizzare che la lunghezza di una spada da fanteria, concepita per essere utilizzata esclusivamente a una mano, arrivasse da terra al massimo fino all’ombelico e la guardia non presentasse fornimenti oltre alla rudimentale elsa a croce.
Le prime fonti iconografiche che ci mostrano la presenza di due anelli, a difesa del dito indice della mano che impugna la spada, compaiono solamente nella metà del ‘400. È in questo periodo che alcuni tipi di spada incominciano ad evolversi verso un uso in ambito civile, come arma personale da autodifesa fuori dai campi di battaglia.
Per spada da lato pura o classica, si intende la prima spada che prende connotazioni principalmente civili, davanti a un mutare della compagine militare che non la vede più protagonista sui campi di battaglia. Questa è la spada che domina il rinascimento italiano, tipica arma dei capitani di ventura e dei nobili da metà del XV a metà del XVI secolo. Con essa, sebbene si potesse ancora utilizzarla in battaglia, soprattutto si redimevano le questione d’onore e ci si difendeva nelle turbolente città della penisola.
La caratteristica principale che la distingue dalle spade precedenti è la comparsa dei primi fornimenti a difesa delle dita e della mano in genere, non più protetta dalle corazze di uso militare. Questi fornimenti sono inizialmente costituiti da semplici anelli a protezione dell’indice, ormai stabilmente posizionato sopra l’elsa, a cui col tempo si affiancano i primi ponticelli, a difesa del solo dorso inizialmente e dell’intera mano poi. La lama rimane sempre dritta e terminante a punta.
Per questa arma principe del 1500, purtroppo, non disponiamo di documentazione scritta sulle misure ideali. Unica indicazione trattatistica riscontrabile su tale arma, è una breve indicazione sulla lunghezza della lama, fornitaci dal trattato di Francesco Altoni, databile 1540 circa.
Francesco Altoni – Capitolo V del libro II
… come se la lama fussi lunga 4 palmi…
Passeggio laterale, attacchi circolari, spesso accompagnata da una seconda arma offensiva e difensiva sono le caratteristiche di quest’arma. La sua scherma vede ancora un ugual numero di azioni di taglio e di punta. La scherma di spada da lato classica è infatti ancora un arte marziale completa, in cui colpi, sbilanciamenti, prese articolari e azioni di lotta in genere vengono insegnati.
Informazioni sull’uso dell’arma ci vengono ampiamente fornite dalla scuola bolognese classica di Manciolino (1531) e Marozzo (1536), e dai testi anonimo riccardiano e anonimo bolognese (inizi del XVI secolo) recentemente riscoperti.
Andando a definire la spada utilizzata in Italia nell’avanzare del XVI secolo, si vede come questa tenda ad includere sempre più protezioni per la mano che la impugna, la quale non può beneficiare della protezione dei pezzi di armatura usati in ambito militare. Vi è inoltre un progressivo allungamento della lama per aumentare la distanza di difesa e di offesa. Su quest’arma si sviluppa e si evolve un metodo schermistico complesso ed articolato, che vede nella corti della penisola italiana il fulcro della diffusione in gran parte di Europa.
Mentre nel centro Italia, Altoni (1540ca) e Agrippa (1553) sono i Maestri che per primi intuiscono l’evolversi di tale spada: l’utilizzo puramente civile, finalizzato al duello d’onore o allo scontro cittadino, i Maestri più innovativi della tradizionale scuola bolognese, come di Grassi (1570), dell’Agocchie (1572) e Viggiani (1575), sembrano indirizzarsi verso tale direzione solamente più tardi.
Con protostrisca possiamo indicare la spada di transizione fra la spada da lato classica e la spada da lato a striscia, poiché con caratteristiche non bene inquadrabili in nessuna delle 2 categorie.
Intorno alla prima metà del XVI secolo, il fornimento della spada da lato, inizialmente composto da qualche anello e ponticello, incomincia ad evolversi verso una struttura più articolata, che offre totale protezione alla mano, almeno riguardo i colpi di taglio. Questa evoluzione è dettata dal focalizzarsi della pratica schermistica verso uno gioco con la mano armata avanzata, necessario per concentrarsi sul colpo di punta risolutivo, sistema che si concluderà con l’affermarsi definitivo della spada da lato a striscia nel secolo XVII. Le lame seguono tale evoluzione assottigliandosi e la struttura a stocco diventa preponderante.
Si può quindi considerare protostriscia quella spada da lato con fornimento ancora più protettivo, che arriva progressivamente, con la nascita del guardiamano e dei successivi raccordi coi ponti, a una struttura detta “a gabbia”, priva però ancora di placche metalliche. Rispetto della spada da lato classica si preferisce una lunghezza maggiore della lama, poiché il gioco di stoccata diventa predominante.
Di quest’arma abbiamo le dimensioni ottimali riportate sempre nel trattato di Francesco Altoni.
Francesco Altoni – Tavola Capitolo XII del libro III
… La spada con la sua lunghezza dia alla puppa, e nel peso (purché habbi tanto nervo che basti) quanto più e leggieri è meglio, per causa delle prestezze, e di non si straccare….
Il trattato del già citato Altoni è databile 1540 circa, ma il suddetto pezzo è riscontrabile solo nella parte probabilmente aggiunta, da mano ignota, negli ultimi anni del XVI secolo, per cui è pienamente combaciante col periodo di transizione della spada da lato preso in considerazione. Sempre sul finire del 1500, Ghisliero, nel 1587, fornisce una lunghezza della spada pari a due braccia, però, nella figura che riporta come esplicativa delle dimensioni, si può notare come la spada arrivi all’altezza del petto, avendo quindi dimensioni paragonabili a quelle fornite dall’Altoni.
Un arma siffatta è quasi esclusiva degli ambiente di corte e viene giustificata dal graduale decadere, nel duello, dello scudo e delle pezze difensive di armatura. Il suo maneggio è ovviamente una via di mezzo fra la spada da lato classica e la striscia, con una frequenza di colpi di punta superiore rispetto al taglio. Il passeggio si fa più in linea, non senza lamentele da parte di alcuni Maestri, come Altoni, per la forte perdita dei passi trasversali. Si fa più presente l’assalto con punte ripetute e il guadagno di spada incomincia a diventare fondamentale. Incominciano a perdersi i giochi che possono sfociare in corpo a corpo. Le prese si limitano a semplici impedimenti del braccio armato. Le situazioni di lotta incominciano a essere viste come poco adatte al gentiluomo dalla nobiltà del tempo. Anche alcuni colpi incominciano a essere malvisti. A tal proposito risulta emblematico il duello tra il Duca di Jarnac e La Châteigneraie, il 10 Luglio 1547, in presenza di Enrico II re di Francia il quale dichiara sleale il colpo alle gambe effettuato dal de Jarnac ai danni del rivale.
Incomincia a delinearsi l’uso di seconde armi, se previste, esclusivamente civili, come pugnali e cappe.
I Maestri di quest’arma, quali Ghisliero (1587), Fallopia (1584), Lovino (1580ca), Docciolini (1601), Cassani (1603) ecc.,
non insegnano o trascurano le guardie con forte caricamento e ci concentrano su guardie con punte rivolte all’avversario. L’eredità del sistema precedente, unitamente alle non ancora pienamente sviluppate difese per la mano, vedono all’inizio guardie con la mano in posizione arretrata, caratteristica che man mano si perde con i Maestri, come Fabris (1606), Giganti (1606) e Capoferro (1610), già proiettati verso la spada da lato del periodo successivo .
L’evoluzione della spada da lato cinquecentesca porta, come detto sopra, ad un ulteriore allungamento della lama, favorendo un sempre maggiore utilizzo dei soli colpi di punta. Fenomeno favorito anche dalla convenzione, assodatasi definitivamente nel 1600, che il duello fra uomini d’onore dovesse essere affidato alla sola spada o alla spada e al pugnale, senza ulteriori pezze difensive. In tale ottica si incomincia a sviluppare una spada al giorno d’oggi chiamata spada da lato a striscia o semplicemente striscia, per la caratteristica di avere la lama estremamente lunga e sottile rispetto alla sua antenata medievale. A partire dal primo quarto del XVII secolo possiamo considerare la striscia pienamente affermata come arma della classe dominante.
Tale arma, che ormai ha perso totalmente le sue origini militari, presenta lama lunga e sottile, appuntita e affilata come un rasoio solo sulla parte terminale. La striscia si distingue dalle spade da lato che la precedettero anche per la totale copertura della mano, che, dalle più semplici guardie a gabbia, si arricchisce di placche e di finiture sempre più complesse. Questo per impedire le deleterie punte alla mano attraverso i ponticelli di protezione, colpo assai consigliato da alcuni Maestri, come Capoferro. L’aumento progressivo di protezione arriverà nel tempo alla caratteristica coccia chiusa totalmente conservativa per la mano.
Riguardo la lunghezza della spada a striscia, sia Ridolfo Capoferro (1610) sia Francesco Alfieri (1653) ci indicano che la dimensione ottimale di questa arma sia quando essa va da terra fino a sotto l’ascella di chi l’impugna.
Ridolfo Capoferro – Punto 36 del Capitolo III
… Adunque, la spada ha da esser lunga, quanto il braccio doi volte, o quanto il mio passo straordinario, la qual lunghezza, parimente risponde a quella, che dalla pianta del mio piede, insino sotto alle ditella, del braccio…..
Francesco Alfieri – Capitolo I della Seconda Parte
… La Spada primieramente quanto alla longhezza deve esser proporzionata alla statura di chi la porta, tuttavia è sempre giusta quando arriva commodamente sotto le braccia; Sarà leggiera per poter tirar con maggior velocità, e minor fadiga, e haverà buona guardia per assicurare la mano istrumento principale della Scherma…..
Il maneggio si concentra specialmente sul colpo decisivo di stocco. Il colpo di taglio diventa marginale. Le azioni sotto misura non vengono più contemplate. Si riscontra sempre meno l’uso della striscia accompagnata da armi civili, lasciando col tempo alla sola mano disarmata l’estrema difesa da un mortale affondo. Malgrado questo, l’elevata specializzazione del gioco di striscia offre un combattimento estremamente scientifico e affascinante. Il legamento di spada e il guadagno di gradi diventano il fulcro dell’azione.
Le competenze in quest’arma non sono più appannaggio esclusivo dei Maestri italiani, ma altre scuole si affacciano a competere ognuna con propri stili particolari. Fra gli italiani più importanti dai quali impararne il maneggio possiamo ricordare Alfieri (1640), Terenziano (1641), Senese (1660), Pallavicini (1670), ma soprattutto Marcelli (1686), alla cui famiglia va il merito di avere diffuso l’arte nel meridione d’Italia, facendo sì che la scherma di striscia si trasformasse nella scherma napoletana, mentre nel resto d’Europa, ad eccezione della Spagna, la striscia decadeva lentamente e inevitabilmente nella sua versione puramente di corte: lo spadino, segno distintivo la nobiltà dal XVIII secolo in poi.
In ambito militare le cose vanno diversamente. Non essendo più concepibile la striscia come arma da guerra, i nobili sul campo di battaglia si affidano ad armi diverse. Proprio in questo periodo, e per l’esattezza nella Guerra dei Trent’anni (1618-1648), incominciano a comparire le prime squadrone da cavalleria. Armi che, pur avendo fornimenti simili alle spade da lato, mantengono lame a un filo solo più corte e compatte, idonee quindi sia a colpi di taglio sia a colpi di punta.
A cura di Alessandro Battistini – © 2002 Sala d’Arme Achille Marozzo