La spada da lato, arma d’elezione della prima parte del XVI secolo, è un’evoluzione dalla spada medievale, della quale conserva la caratteristica di poter ferire con i due fili o con la punta. Fu questa la spada che portò alla vittoria o alla morte tutti i più famosi condottieri e capitani di ventura del nostro Rinascimento.
L’arma ha mediamente un peso di circa 1,2 Kg, anche se esistono esemplari che pesano più di Kg. 1,5 ed altri che non arrivano ad 1 Kg, ed anche la lunghezza era molto variabile.
L’arma è composta dalla lama, dalla guardia o elsa con fornimenti, dal manico o impugnatura e dal pomolo. I cambiamenti rispetto ai modelli più antichi di spada sono dovuti ad una maggiore enfasi sull’uso civile rispetto all’uso militare, ma anche ai cambiamenti della tecnica schermistica, che ormai si orienta verso un modo di impugnare la spada con il dito indice che passa sopra la guardia. Infatti un’impugnatura di questo tipo permette una maggior precisione nell’indirizzare la punta e in generale un miglior controllo dell’arma. E’ evidente, però, che il dito indice è maggiormente esposto al pericolo di essere colpito.
Quindi la spada da lato viene ad essere caratterizzata da una parte da una lama che diventa più sottile e dall’altra da un fornimento che dalla semplice guardia a croce si arricchisce gradualmente di anelli, ponticelli, e comunque di elementi a protezione del dito indice e della mano.
Questa evoluzione porterà poi alla nascita della striscia vera e propria, arma di uso solo civile, dal fornimento molto elaborato e costruita per ferire quasi esclusivamente di punta.
Mentre la spada medievale veniva usata principalmente accompagnata da scudi imbracciati, dalla rotella allo scudo triangolare da cavaliere (pensato per la scherma a cavallo), dallo scudo normanno a mandorla al targone, la spada da lato può venire accompagnata da una grande varietà di armi da usarsi con la mano sinistra.
Abbiamo infatti da un lato il permanere delle tecniche che fanno uso della rotella e del targone, e quindi esclusivamente militari, e dall’altro l’uso nella mano sinistra di armi tipicamente da strada e da duello, quali la daga e la cappa, che avranno poi grande fortuna in simbiosi con la striscia da duello
Ma la spada da lato trova il suo alleato più tipico nello scudo impugnato, che sia brocchiero grande, brocchiero piccolo o targa (di forma quadrata “ondulata”, invece che rotonda come il brocchiero). Questo tipo di scudo, fabbricato in legno o metallo, di origine antichissima (si trova per esempio raffigurato nei graffiti preistorici della Val Camonica), venne molto usato nel Medio Evo per difesa propria da corpi come gli arcieri inglesi. Nel Rinascimento conobbe grande fortuna, perché offriva una buona protezione senza troppo ingombro (veniva appeso alla cintura), e fu molto portato da militari e mercenari fuori dal campo di battaglia, ma anche nella vita civile da privati cittadini che conducevano vita pericolosa, viaggiatori, mercati, pellegrini, e insomma da quanti non si stavano apprestando ad uno scontro in campo aperto ma dovevano essere pronti a difendersi.
Tecnicamente, va rilevato come certe azioni di base della scherma moderna, soprattutto di sciabola, si ritrovino già ben sviluppate nella scherma con la spada da lato della Scuola Bolognese, come la parata e risposta, il colpo in tempo e la cavazione.
Diverso è il movimento dei piedi, circolare piuttosto che in linea (anche se questo è più evidente per le tecniche di spada con un’arma nella mano sinistra che per quelle di spada sola), e diversa è anche l’impostazione “psicologica” del combattente, che viene portato a prediligere la difesa e non l’attacco, e a pensare sempre prima alla propria sicurezza che a colpire l’avversario. Bisogna infatti considerare che quanto veniva insegnato nelle sale d’arme si doveva poi utilizzare in situazioni di pericolo mortale, e non in gare sportive, e di conseguenza tutte le azioni sono sempre tese a minimizzare le possibilità di essere feriti, venendo escluse azioni forse efficaci ma azzardate.
Per quanto riguarda le fonti dell’insegnamento tecnico, i trattati più completi ed importanti che ci sono rimasti sono appunto quelli di due bolognesi: Achille Marozzo (che imparò la sua arte da Guido Antonio di Luca, il quale fu anche maestro d’armi del famoso condottiero Giovanni dalle Bande Nere), e Antonio Manciolino, ai quali va ad aggiungersi il recente ritrovamento degli scritti di un autore anonimo bolognese.
In Italia anche altri, in seguito, insegnarono questo tipo di combattimento, anche se nella generazione successiva si avverte già l’influsso della transizione alla striscia e alla scherma solo civile, con maestri come Dalle Agocchie e Viggiani (allievi di Marozzo), Di Grassi, e, fuori d’Italia, per esempio, il francese Sainct Didier.
In Inghilterra, poi, si occuparono della spada da lato il maestro George Silver, alla fine del XVI secolo, ed ancora a XVII secolo avanzato, quando nel resto d’Europa s’insegnava nelle sale d’armi solo la striscia, il maestro Swetnam e l’anonimo autore del trattato “Pallas Armata” ci forniscono istruzioni per l’uso della spada da lato. Ma ormai in questo periodo si parla esclusivamente della spada sola, senza addentrarsi nelle tecniche con mano sinistra armata, ed è evidente che la scherma comincia ad essere un discorso sempre più limitato al duello tra nobili, rimanendo escluso l’uso militare e sempre più limitato quello per difesa personale in strada.
A cura di Alessandro Battistini – © 2001 Sala d’Arme Achille Marozzo